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Zafferana Etnea - storia e nozioni generali, Zafferana la città del miele ^.^ !

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*Deidara Shippuden*
view post Posted on 19/3/2010, 23:22




Zafferana Etnea
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« A Zafferana l'aria è buona alle labbra, sa di pane fresco di forno, di ginestre. E da lassù, dai tremila metri dell'Etna, la Sicilia è una stella a tre punte nel cielo capovolto del suo mare antico. »

Zafferana Etnea (Zafarana in siciliano) è un comune della provincia di Catania.

Per quanto concerne l'amministrazione ecclesiastica, il territorio di Zafferana Etnea ricade all'interno dell'Arcidiocesi Metropolitana di Catania, XI Vicariato Paesi della Zona Bosco.

Geografia fisica

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Territorio


Zafferana Etnea sorge a 574 m. s.l.m., alle pendici orientali dell'Etna, il vulcano attivo più grande d'Europa. Si estende fino alla vetta sommitale del vulcano, includendo nel proprio territorio paesaggi di inestimabile bellezza naturalistica, dai fitti boschi alle distese di deserto lavico.

È uno dei comuni del Parco regionale dell'Etna e nel suo territorio rientrano le tre grandi valli che secondo accreditate ipotesi rappresentano la testimonianza della sequenza della genesi del vulcano: Valle del Bove, Val Calanna e Valle San Giacomo.

L'abitato è adagiato in una vallata, ai piedi dei monti Pomiciaro (1715 m. slm), Zoccolaro (1739 m. slm) e Fior di Cosimo (1178 m. slm), disposto in lunghezza parallelamente alla costa jonica, sul cui mare si affaccia come una terrazza.

Collocata in una posizione gradevole per gli amanti della tranquillità e della natura, dista pochi chilometri dai centri maggiori (Catania 24,6 km, Taormina 36,6 km, Acireale 13,7 km) e si trova a metà strada tra il mare e la montagna.

Zafferana rappresenta una delle porte d'accesso al vulcano, grazie alla strada provinciale dell'Etna che la collega alla stazione turistica di Rifugio Sapienza (Nicolosi) da un lato, e a quella di Piano Provenzana (Linguaglossa) dall'altro.

Clima

Zafferana rappresenta un'importante stazione climatica, essendo luogo adatto per la villeggiatura quando il clima, nelle grandi città, diventa irresistibilmente caldo. La presenza della montagna, con i suoi boschi rigogliosi, consente infatti di far fronte alle temperature particolarmente elevate dei mesi estivi.

Il clima, mite nei mesi autunnali e primaverili, diviene abbastanza rigido in inverno, causando gelate e molto raramente qualche nevicata, ma favorendo gli amanti degli sport invernali ad alta quota.

La temperatura media è di alcuni gradi più bassa rispetto a quella della città di Catania e, in generale, delle città della provincia poste in riva al mare.

L'origine del nome

Diverse sono le ipotesi sull'origine del nome; alcuni studiosi ritengono che la parola derivi dall'arabo Zaufanah, che significa “giallo”, per l'abbondanza dei giunchi e delle ginestre che si trovano nei boschi del territorio; altri pensano che il nome provenga da parole arabe col significato di “contrada ricchissima d'acqua” oppure “fischio del vento”.

L'ipotesi più attendibile la si trova nell'Enciclopedia italiana di Gerolamo Boccardo, in cui facendo accenno alla coltivazione dello zafferano egli scrive che questa coltivazione «era industria principale nel moderno comunello di Zafferana Etnea; che da detta cultura prese il nome». Questa supposizione è avvalorata dal quadro della Madonna della Provvidenza (1838) di Giuseppe Rapisardi, in cui è dipinto un vaso con fiori di zafferano.

È definita la "Perla dell'Etna".

Storia

Il territorio di Zafferana Etnea era attraversato, fin dal tempo dell'occupazione romana, da un importante asse viario che collegava la città di Tauromenium a quella di Katane, costituendo un percorso alternativo alla via Consolare Valeria che costeggiava il litorale jonico. Questa strada pedemontana consentiva lo spostamento dei soldati romani al riparo dagli attacchi nemici e permetteva di raggiungere i boschi etnei, la cui legna veniva utilizzata per la costruzione delle navi.

A tal proposito, il celebre antropologo palermitano Giuseppe Pitrè, nella sua Biblioteca delle tradizioni popolari, cita Zafferana come luogo di passaggio dei tre santi Alfio, Filadelfo e Cirino, condotti dal preside Tertullo da Tauromenium a Leontini per esservi martirizzati il 10 maggio 253. Secondo alcune fonti in quel caso un'eruzione dell'Etna aveva reso impraticabile la strada costiera (via Valeria), costringendo la legione e i condannati a servirsi della strada etnea.

Una piccola parte di questa antica strada lastricata, in seguito riadattata a mulattiera e utilizzata fino agli inizi del secolo scorso, è ancora visibile presso la contrada Dagalone. Altra testimonianza della presenza dei romani nel territorio è rappresentata dal ritrovamento di alcune monete romane.

A causa delle eruzioni dell'Etna e dei terremoti che più volte devastarono la zona, non si hanno altri reperti storici anteriori al sisma del Val di Noto del 1693.

La storia dell'abitato attuale ha origine con la fondazione del Priorato di San Giacomo, un monastero benedettino costruito nel Medioevo e di cui si hanno notizie certe a partire dal 1387 in un documento firmato dal Vescovo di Catania Simone del Pozzo. Da una bolla papale firmata da Papa Eugenio IV nel 1443 si apprende dell'esistenza di un'annessa chiesa dedicata a san Giacomo, sacramentale e parrocchiale, il che fa presumere che fosse frequentata da un primo nucleo di abitanti sorto attorno al monastero, oltre che dai numerosi pellegrini che accorrevano nel giorno della festa del santo, il 25 luglio. La vita monastica nel Priorato finì nel 1464, ma la chiesa rimase aperta al culto fino almeno al 1677, venendo poi probabilmente distrutta, insieme all'intero complesso, dal terribile terremoto del 1693. Il Priorato si trovava all'inizio della svasatura della Valle San Giacomo, a monte dell'odierno abitato.

Alcuni studiosi agiografi sostengono che un primo piccolo monastero in territorio zafferanese fosse stato istituito da san Sabino (m. 15 ottobre 760), vescovo di Catania, che lasciò la gestione della diocesi per ritirarsi in un luogo pacifico insieme ai suoi discepoli. Questo fatto non è sostenuto da fonti certe, ed è azzardato ipotizzare che il Priorato di san Giacomo sia sorto in seguito sull'originario Monastero di san Sabino.

Il primo toponimo che si riscontra nella storia di Zafferana è “Cella”, che indicava lo stesso territorio di San Giacomo, dove era ubicato il priorato. In un documento del 1694, invece, compare per la prima volta il toponimo “Zafarana” che darà poi il nome al paese. Le terre della contrada Zafarana dipesero amministrativamente dai comuni di Trecastagni, Viagrande ed Aci Sant'Antonio fino al 1826, mentre dal punto di vista religioso la chiesa del borgo (chiesa della Madonna della Provvidenza), costruita agli inizi del '700, fu vincolata all'Arcipretura Parrocchiale "S. Nicola di Bari" di Trecastagni fino alla costituzione della parrocchia (1753).

Il 21 settembre 1826 un decreto di Francesco I, dispose che i quartieri Zafarana Etnea, Sarro, Rocca d'Api, Bongiardo e Pisano formassero, distaccandosi dai comuni di Trecastagni, Viagrande ed Aci SS. Antonio e Filippo, un nuovo comune col nome di Zafarana Etnea, poi Zafferana Etnea. A questo nuovo Comune si unirono in seguito le altre frazioni di Fleri (1851) e Petrulli (1951), mentre la frazione Bongiardo passò, nel 1934, al neo-costituito comune di Santa Venerina.

Foto storiche
Il Municipio semidistrutto dal sisma dell'84.
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Dopo la ristrutturazione.
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Sistemazione del verde publico nella parte nuova del Parco .
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La rotonda del Parco Comunale.
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La piazza nell'84
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Gli abiti nell'84.
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Il maniscalco (Il maniscalco è l'artigiano che esercita l'arte della mascalcia, ossia del pareggio e ferratura del cavallo e degli altri equini domestici.)
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Il ferro a carbone
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Spaselle : canestri per frutta ed ortaggi.
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Botti del vino
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Il terremoto del 19 ottobre 1984

l 19 ottobre 1984, alle ore 17.43, la cittadina fu colpita da un terremoto di magnitudine macrosismica 3.7.

Il terribile evento sismico creò il panico tra gli abitanti di Zafferana e dei borghi limitrofi: si contò una vittima colpita da un calcinaccio durante la fuga; ingenti i danni alle abitazioni, agli edifici civili e amministrativi, a quelli sacri.

La Chiesa Madre fu interessata dal crollo della volta della navata centrale che cadde rovinosamente sul pulpito distruggendolo, da crepe sugli stucchi e da profonde fratture lungo i pavimenti e le pareti; i danni la resero inagibile alle sacre funzioni e fu sostituita da una tensostruttura realizzata nella vicina Piazza della Regione Siciliana, che ospitò i fedeli per ben quattordici anni. Anche il Palazzo Municipale divenne impraticabile per i pericoli di crollo.

Gli abitanti, privati delle loro case, furono ospitati per mesi in tende messe a disposizione dalla Croce Rossa Italiana e dall'Esercito Italiano, chiamati sul posto per far fronte alle necessità dei senza tetto.

Una replica importante si ebbe sei giorni dopo, il 25 ottobre 1984, con epicentro nella frazione Fleri. Anche questo terremoto causò danni ingenti agli edifici civili e sacri nella frazione stessa e in quella limitrofa di Pisano Etneo.

L'eruzione dell'Etna del 1792


Eruzione dell'Etna del 1792 e processione della Madonna della Provvidenza - Pannello bronzeo del portale della Chiesa Madre.
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A seguito degli eventi eruttivi cominciati nel marzo 1792, il primo di giugno si aprì un cratere sul lato est dell'Etna, preannunciato da terremoti. Il fuoco del vulcano divorò fertili terreni lasciando dietro di sé una lingua nera di lava.

I primi di agosto la colata lavica si affacciò dalle colline che vanno dall'Airone alla Valle San Giacomo, seminando il panico nel piccolo borgo. Ormai privi di speranza per la salvezza delle proprie case, i zafferanesi raccolsero le loro cose e si prepararono a lasciare le loro proprietà.
« La montagna conica dell'Arcimisa restò in gran parte seppellita da questa copiosa ed alta corrente di lava, la quale empì la profondissima valle del signor Gioacchino a segno di non lasciarne il menomo vestigio. Da qui il torrente focoso diviso in cinque braccia proseguì il suo corso nelle contrade di Cassone, distruggendo e snaturando tutte quelle fertili campagne, che incontrò nel suo passaggio ed andò finalmente a devastare le vigne in faccia della Zafarana. Gli abitanti del paese colti dallo spavento erano già in istato di abbandonare le loro case in preda del torrente infocato; ma la lava divisa in tante ramificazioni, si arrestò in quella scoscesa collina tutta vestita di vigneti, che è a poca distanza dalla Zafarana »

(Giuseppe Recupero, Storia naturale e generale dell'Etna Catania 1815)

Dai zafferanesi, che in un impeto di fede avevano portato in processione dalla chiesa la statua della Madonna della Provvidenza, l'improvviso cessare dell'eruzione alle porte dell'abitato venne inteso come una grazia straordinaria. Il popolo tutto gridò al miracolo e fece voto di recarsi in quel luogo in pellegrinaggio ogni anno. Sul posto nel 1861 venne edificato un monumentale altarino e, ancor oggi, la cittadinanza scioglie il voto dei padri recandovisi ogni anno durante i festeggiamenti patronali.

L'eruzione dell'Etna del 1991-1993

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Cominciata il 14 dicembre 1991 e terminata il 30 marzo del 1993, fu l'eruzione etnea di più lunga durata tra quelle recenti. La lava fuoriuscì da un sistema di fratture localizzate lungo la base del cratere di sud-est, in direzione nord-sud, che si estese nel giro di alcuni giorni da quota 3.100 a quota 2.200 s.l.m.

Le colate che scaturirono dalle bocche si riversarono in più fasi nell'estesa Valle del Bove, fino a colmarla del tutto, risparmiando unicamente la parte superiore di monte Calanna. Da lì, incanalatasi verso il Salto della Giumenta, si spinse giù in Val Calanna, distruggendo castagneti, frutteti, antichi fontanili, casolari rustici e le sorgenti d'acqua che alimentavano la rete idrica dell'intero comune.

Nel frattempo i militari dell'Esercito Italiano, in collaborazione con la Protezione Civile, eressero un alto muraglione a Portella Calanna, cercando di frenare l'avanzata del flusso lavico, che da lì, sfruttando la notevole pendenza, rapidamente sarebbe giunto in contrada Piano dell'Acqua, a poche centinaia di metri dal centro abitato.

La barriera artificiale (lunga 234 metri e alta 21 metri) riuscì a reggere la spinta della lava fino all'8 aprile 1992, quando a seguito di un aumento della fluidità del magma, fu travolta e superata. Mentre gli amministratori e la Protezione Civile mettevano a punto altre strategie per proteggere la città, gli abitanti colti dal panico si affivano alla fede e alla protezione della patrona, la Madonna della Provvidenza, portandola in processione fino alla contrada Piano dell'Acqua, nei pressi del fronte lavico (10 aprile 1992).

Gli interventi scelti per contrastare l'avanzata della lava furono di tre tipi: 1) lo scoppio di esplosivo a quota 2.000 metri nei canali di ingrottamento della lava; 2) lo sganciamento delle croci di frisia nei canali di ingrottamento; 3) l'erezione di piccoli sbarramenti al di sotto di Portella Calanna per contrastare l'avanzata della lava. Questi esperimenti riuscirono solo in parte, ma consentirono di effettuare degli interventi in seguito migliorati e riutilizzati nelle eruzioni etnee successive. Il 12 aprile 1992 il Consiglio dei Ministri dichiarò lo Stato di emergenza, affidando al Ministro per la Protezione Civile, Nicola Capria, pieni poteri decisionali.

A seguito degli interventi effettuati, in particolare la cosiddetta operazione tappo (consiste nell'interrompere il corso della lava facendola tracimare in un canale d'invito), il 27 maggio 1992 la colata lavica, ormai giunta a Piano dell'Acqua, si arrestò a circa 700 metri dal popoloso quartiere di Sciara.

Questo evento, data l'estensione e la durata dell'eruzione, mobilitò tutte le istituzioni, quali l'Arma dei Carabinieri, della Polizia, della Guardia di Finanza, della Guardia Forestale, dei Vigili del Fuoco, la Protezione Civile, il Parco dell'Etna e l'Amministrazione Comunale, che in questa occasione formarono il C.O.M. (Centro Operativo Misto), coordinato dal ministro Nicola Capria. Furono inoltre coinvolti vulcanologi e geologi, i militari dell'Esercito Italiano, la Croce Rossa Italiana, aviatori e Marines della base militare di Sigonella, ma anche diversi cittadini che misero a disposizione il loro tempo e i loro mezzi per affrontare l'eruzione.

Il 31 maggio 1992 il ministro Nicola Capria dichiarò ufficialmente scampato il pericolo per la cittadina di Zafferana, in quanto le colate a valle non erano più alimentate. L'eruzione continuò per altri dieci mesi riversandosi su sé stessa in Valle del Bove, senza suscitare più preoccupazione per i centri abitati, arrestandosi del tutto il 30 marzo 1993.

Il 13 novembre 1994, in contrada Piano dell'Acqua, a pochi metri dal fronte lavico, il devoto popolo zafferanese eresse una stele votiva con la statua della Madonna della Provvidenza, a memoria della protezione della Patrona sulla città. Il luogo sacro fu benedetto dal cardinale Salvatore Pappalardo.

Il capitello votivo a forma di stele dinnanzi alla colata lavica - Piano dell'Acqua
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Simboli

Lo Stemma e il Gonfalone del Comune di Zafferana Etnea sono stati approvati con D.P.R. 4 ottobre 2001 dalla Presidenza della Repubblica.

Blasonatura Stemma


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« Corona d'argento sovrastante uno scudo troncato che riporta, nella sezione superiore una aquila di colore nero, su sfondo oro, che afferra due grappoli d'uva porpora, e nella sezione inferiore di detto scudo, la rappresentazione dell'Etna, in verde nella parte inferiore e innevata all'estremità, con eruzione lavica sfiammante verso un campo di cielo in azzurro tenue e colata rossa sul fianco sinistro; il tutto coronato in basso con due fronde, di alloro e di quercia, legate all'estremità inferiore da nastro tricolore. »

(Presidenza della Repubblica, D.P.R. 4 ottobre 2001)

Blasonatura Gonfalone

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« Drappo rettangolare di colore rosso porpora, ornato con ricami d'oro con in basso l'iscrizione centrata in oro "Comune di Zafferana Etnea". »

(Presidenza della Repubblica, D.P.R. 4 ottobre 2001)

In realtà i ricami sono in argento, così come l'iscrizione centrata, che è posta in alto e non in basso.

Monumenti e luoghi d'interesse

Chiesa Madre

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La chiesa madre di Santa Maria della Provvidenza è il monumento più importante della città. Iniziata nel 1731 è stata più volte danneggiata e resa inagibile da terremoti, l'ultima volta dal sisma del 1984. Il suo prospetto, realizzato nel XX secolo, è in pietra bianca di Siracusa. Al suo interno conserva opere di Giuseppe Sciuti.

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Portale bronzeo sinistro della Chiesa Madre.
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Portale bronzeo cantrale della Chiesa Madre.
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Portale bronzeo destro della Chiesa Madre.
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Sul portale maggiore, a ridosso di una cornice curvilinea, si trova un grande Cristo Pantocratore che, con le braccia aperte, accoglie i fedeli e li invita ad entrare. Sul livello superiore, al centro di un trittico, è posta una statua di pregevole fattura raffigurante la Titolare della chiesa e Patrona della città, Maria Santissima della Provvidenza

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Chiesa di Santa Maria della Provvidenza

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La Chiesa di Santa Maria delle Grazie è una chiesa di Zafferana Etnea, filiale della Chiesa Madre. La costruzione originale era in legno su una proprietà privata, e venne iniziata dopo il terremoto del 1818, che aveva reso inagibile la Chiesa Madre Santa Maria della Provvidenza. In seguito cominciarono i lavori definitivi, che non furono però ultimati, lasciando così la chiesa incompleta. Un recente intervento di completamento e restauro ha permesso di aprirla al culto, consacrata l'8 dicembre 1995 dall'Arcivescovo Emerito di Catania Luigi Bommarito.

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Nella facciata,si trova una nicchia che ospita una statua in pietra bianca della Madonna delle Grazie. Al di sopra del portale, all'interno di una cornice semicircolare, si trova un altorilievo raffigurante due angeli che sostengono la "M" di Maria.

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Capitelli votivi


Capitello della Madonna della Provvidenza

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In centro storico - Fu costruito nel 1861 ad opera dei fedeli nello stesso luogo in cui nel 1792 avvenne un miracolo attribuito all'intercessione della Vergine: il fronte lavico dell'eruzione dell'Etna, ormai incombente sull'abitato, prodigiosamente si arrestò nel medesimo punto in cui il simulacro della Madonna fu portato in processione. Proprio a ricordo di quell'evento sul timpano che sormonta l'altare è scritto: "TU SALUS NOSTRA", cioè "Tu nostra salvezza". Ancor oggi l'Altare contiene l'originario simulacro della Vergine, bella opera settecentesca in gesso dipinto. Questo Altarino rappresenta una testimonianza della devozione alla Madonna e ogni anno, in memoria del miracolo del 1792, il popolo scioglie l'antico voto pronunciato dagli avi, raggiungendolo in processione il sabato che precede la seconda domenica di agosto. Una lapide marmorea, collocata ai piedi del simulacro della Madonna, così recita: "A piè di questo simulacro dell'Augusta Vergine della Provvidenza, la lava etnea del 1972 prodigiosamente qui ristette. I fedeli questo monumento vi eressero nel 1861".

Capitello della Madonna delle Grazie


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In centro storico - Il primo altarino dedicato alla Madonna delle Grazie venne costruito quando ancora la strada non esisteva, nel torrente sottostante. Qui si trovava la piccola abitazione di un mendicante che, per guadagnarsi da vivere, vendeva l'acqua alle famiglie, non essendovi ancora una rete idrica. Un giorno, durante una piena, il mendicante venne trascinato dalle acque; impaurito, pregò la Madonna e improvvisamente si sentì afferrato dai capelli e trascinato verso un masso dove credette di scorgere il profilo della Madonna. Con la costruzione della strada attuale, la famiglia Marano, allora proprietaria del Parco Comunale (Villa Anna), offrì lo spazio per costruire questo nuovo altarino, all'interno del quale è stata riportata la pietra che salvò il mendicante.

Primo piano della statua la Madonna delle Grazie .
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Foto scattata dal ponte.
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Capitello votivo della Madonna della Provvidenza

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Nella contrada Piano dell'Acqua - Il capitello a forma di stele raffigura la Madonna della Provvidenza , voluta dai cittadini zafferanesi a memoria del prodigioso arresto della colata lavica che nel 1992 incombeva sull'abitato. Allora, in processione, il popolo dei fedeli raggiunse il fronte lavico, chiedendo la grazia della salvezza della loro città. E così fu: la lava si fermò poco tempo dopo nel punto in cui il simulacro della Madonna era stato portato. La stele col simulacro della Madonna venne inaugurata il 13 novembre 1994 dal cardinale Salvatore Pappalardo e fu fatto voto di raggiungere questo luogo in processione ogni primo sabato di giugno. Ai piedi della stele, una targa commemorativa, così recita: "Tu fosti, o Madre della Divina Provvidenza, difesa e baluardo della nostra città che a Te deve salvezza dal fuoco ormai incombente dell'eruzione 1991-'92. Il popolo grato questa stele eresse il 13 novembre 1994 ".

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Architetture civili

Palazzo Municipale

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L'elegante costruzione fine ottocentesca, posta sullo stesso livello urbanistico della Chiesa Madre, si affaccia sulla centralissima piazza Umberto I .

Il palazzo è un gradevole esempio di stile liberty, con cornicione merlato, inserti floreali sul prospetto principale e, al centro, sopra il balcone d'onore, uno stucco riprende lo stemma comunale, con l'aquila che tiene tra gli artigli due grappoli d'uva, posta sopra un medaglione su cui è dipinta l'Etna in eruzione.

L'edificio, reso inagibile dal terremoto del 19 ottobre 1984, dopo un lungo restauro, è stato inaugurato il 30 maggio 2009 alla presenza delle istituzioni comunali, del presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo e dell'Arcivescovo Metropolita di Catania Salvatore Gristina.

Al suo interno si conservano due importanti opere del pittore locale Giuseppe Sciuti: Il Benessere e le Arti e L'eruzione dell'Etna. Per raggiungere il Municipio dalla piazza si percorre una coreografica scalinata curvilinea a doppia rampa, con lampioni anch'essi liberty; al centro della scalinata è collocato un busto del pittore Giuseppe Sciuti, in memoria dell'artista cui Zafferana diede i natali.

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Villa Manganelli

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Si tratta di una monumentale villa, la più maestosa del territorio comunale, appartenuta alla nobile famiglia catanese dei Paternò - Manganelli. La sua costruzione avvenne tra la fine del secolo XIX e gli inizi del secolo XX, in contrada Sarro.

Vi si accede attraverso un monumentale ingresso sulla SP9, in prossimità dell'antica chiesa di san Vincenzo Ferreri, in contrada Sarro, percorrendo un viale alberato immerso in un florido parco. La villa si trova più in alto rispetto al piano stradale, e la si può vedere da più parti dominare sul territorio circostante.

Lo stile utilizzato rispecchia quello della Secessione viennese, movimento artistico che si diffuse a partire dalla fine del 1800 in tutta Europa e negli Stati Uniti. L'edificio si innalza su tre piani, e il prospetto principale, rivolto ad est, è caratterizzato da un corpo centrale avanzato, nel cui piano intermedio, al di sopra del portale d'ingresso, si trova un balconcino d'onore provvisto di balaustra a colonnine. Il prospetto posteriore, ad ovest, presenta di contro un corpo centrale incassato, formando così una sorta di corte dalla quale si accede alla villa provenendo dal parco retrostante.

Gli interni, nonostante l'incuria degli anni passati, a seguito di un recente restauro conservativo, hanno ritrovato il loro splendore. I pavimenti sono in stile liberty, ed i soffitti affrescati con motivi a festoni e ghirlande intervallati da motivi geometrici, opera magistrale dell'architetto Joseph Maria Olbrich.

Attorno alla villa si trova uno splendido parco composto di sciare e castagneti, e di alberi di vario genere, comunemente chiamato il feudo dagli abitanti locali.

Attualmente la Villa Manganelli è di proprietà dell'Ente Parco dell'Etna, in attesa di una prossima destinazione d'uso. Tra le varie proposte, quella di utilizzare la villa come sede di una futura facoltà di Scienze Forestali, oppure di adibirla ad ospitare un museo dedicato all'Etna.

Villa Comunale.

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Monumento ai Caduti.


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Parco Comunale

Il Parco Comunale è il più grande giardino pubblico del comune, situato in pieno centro, sul lato nord del torrente Salaro in prossimità della Chiesa della Madonna delle Grazie e vi si accede da un piazzale intitolato a Papa Giovanni Paolo II.

Entrata laterale .
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Il giardino

Il giardino è di notevole interesse sia dal punto di vista naturalistico che culturale. Un intricato percorso di tortuosi vialetti conduce il visitatore attraverso grandi aiuole da cui si slanciano verso l'alto pini e magnolie secolari e in cui sono coltivate pregiate varietà di rose, di ortensie e di camelie.

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Il parco giochi
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Campi da tennis .

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La villa dei principi Marano

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In mezzo alla flora rigogliosa si erge, nel punto più elevato del parco, una bella palazzina aristocratica in stile liberty (ex Villa Anna), appartenuta ai discendenti del ramo siciliano dei principi Caracciolo di Marano, oggi sede della Biblioteca Comunale "Francesco Guglielmino" e scenario di vari spettacoli culturali.

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Nei pressi della palazzina, al termine del Viale degli uomini illustri (vi si trovano i busti dei personaggi che hanno fatto la storia della città),

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Busto di Vitaliano Brancati presso il Parco Comunale di Zafferana

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si trova una bella voliera, anch'essa in stile liberty.

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L'anfiteatro comunale


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Adiacente a questo settore che possiamo definire il più antico, si trova quello più moderno, in cui è possibile ammirare nelle aiuole a prato inglese delle opere d'arte contemporanea in ferro battuto,

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un grande stagno con anatre

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e il capiente Anfiteatro Comunale “Falcone e Borsellino”. Quest'ultima struttura è sede dell'annuale calendario di spettacoli “Etna in Scena” e può accogliere diverse centinaia di spettatori.

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L'Ilice di Carlino

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In contrada Carlino (o Carrino) si trova un antico leccio (ilici in siciliano) secolare. Si tratta senza dubbio del leccio di maggiori proporzioni dell'Etna e probabilmente più antico dell'età attribuitagli di circa seicento anni. Il maestoso albero presenta le seguenti dimensioni: altezza m. 18 circa, diametro massimo della chioma m. 24 circa e circonferenza alla base di m. 4,8. Le attuali condizioni vegetative sono buone, lo stato di salute è discreto, con un inizio di marcescenza alla biforcazione principale.

L'ilice può essere raggiunto da un sentiero pedonale che inizia a monte dell'abitato di Zafferana Etnea, dalla contrada denominata "Dagalone", e da una pista di proprietà del Corpo Forestale che si diparte dalla borgata Caselle, nel comune di Milo. Nei pressi dell'albero ci sono due edifici rurali ed una cisterna.

Sito ufficiale del Comune di Zafferana Etnea -> www.zafferana-etnea.it/


Fonte delle informazioni : Wikipedia

Foto di Deidara Shippuden ;) !
 
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..::Saburau Tokugawa::..
view post Posted on 21/3/2010, 22:31




bello l'articolo e bellissime foto! >< non l'ho letto tutto, è troppo, e io sono estremamente stanco, ma lo farò, forse, un giorno xD ma ti sei passato il tempo a fare le foto apposta o già le avevi? òwò
 
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*Deidara Shippuden*
view post Posted on 22/3/2010, 11:11




Grazie And ^.^ ! La mattina ho fatto le foto ^.^ , la sera ho postato tutto l'articolo XD !
Era una bellissima giornata l'ideale per fare le foto XD !
 
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Gaara-kamikaze
view post Posted on 22/3/2010, 20:08




E' a dir poco allucinante °__° le foto sn bellissime e con questo articolo potevi farci una tesi universitaria lol bravo
 
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*Deidara Shippuden*
view post Posted on 22/3/2010, 20:27




Grazie ^///^ Gaara !
 
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etnatour
view post Posted on 1/3/2020, 16:55




Articolo interessante, grazie mille!
 
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5 replies since 19/3/2010, 23:22   1949 views
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